Fópi
Foppe

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LI FOPI

A Li Fopi, la strada che proviene dalla frazione Torchione e da Caiolo si unisce con quella che proviene dal Centro per continuare verso la montagna alta.

Un tempo crocevia di molte transumaze era sempre popolata di viandanti; c’era anche un’osteria.

Era il centro di un’ ampia fascia di territorio di mezza montagna disseminata di contrade che erano abitate tutto l’anno ed erano ricche di prati, campi di granoturco, segale, orzo e miglio e di vigne e orti: Ca di Moi, Ca di Brüna, Taré, Ca di Tuni, Ca di Moz.

Oggi sono contrade fantasma, se non ruderi nei boschi, dove si possono ancora intuire l’estensione dei terreni allora coltivati e vedere i resti di muretti di terrazzamento.

Anche le selve e i boschi erano tenuti in grande considerazione perché costituivano un’importante fonte di sostentamento e quindi di attività.

Nella selva si coltivava la castagna.

Il bosco, di cui la gente possedeva i suoi appezzamenti, veniva gestito con sapienza per ricavarne legname e legna da ardere; vi si raccoglieva il patüsc’ (insieme di fogliame e aghi di larice e pino secchi) che si metteva nella stalla come lettiera per farne poi letame (la grasa).

Il bosco poi nelle varie stagioni donava i suoi frutti ”gentili”: fragole e mirtilli, more e lamponi e anche li schitaröli (mirtillo rosso) e poi i funghi.

Doni che bastava cercare e raccogliere per mangiarne, ma soprattutto da vendere per ricavare qualche spicciolo, che di denaro ne circolava assai poco.

Anche nei boschi, così come nelle campagne, c’erano sempre attività in corso e molta gente perché si lavorava tutto a mano, non c’erano macchine agricole né automobili quindi occorreva molta manodopera e strade e sentieri erano sempre popolati di molti passanti.

Insomma, si faticava molto ma non si soffriva di solitudine…e ci si aiutava

Dal libro "Sui monti di Albosaggia"

Allevamento di asini nel circondario delle Foppe