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Castèl Paribéei - Castello Paribelli

Paribelli (XII) che fu, fino alla prima metà del ‘900 dimora di una delle famiglie più cospicue della Valtellina, insignita nel 1581 dall’ imperatore Rodolfo II della nobiltà del Sacro Romano Impero. 

Fra i suoi mèmbri di maggior spicco si ricordano Lorenzo Paribelli e soprattutto suo fi glio Gian Giacomo (1588 -1635) che ebbero parte di primo piano durante la rivolta valtellinese del Seicento. 

Nel 1797 Gian Battista Paribelli fu tra i promotori del distacco della Valtellina dal dominio grigione.

La parte più antica del Castello Paribelli, che si trova appena oltre il torrente, è rappresentata da una torre.

Essa è al centro di un complesso edificio la cui severa facciata, adorna di stemma, guarda a N su un giardino. 

Sorta forse come torre di segnalazione divenne un vero e proprio fortilizio e verso il sec. XVI si mutò in abitazione civile. 

Austera all’esterno, internamente non manca di begli ambienti, tra i quali primeggia una delle più belle stue (sale foderate in legno) esistenti ancora in Valtellina.

Si accede alla torre da un cancello che si apre sulla strada, dalla quale si scorge la facciata della Cappella Gentilizia, semplicissima, sormontata da un cavaliere e con un portale rinascimentale in pietra verde, datato 1558, adorno di fregi a foglie d’acanto, cordoni di perle, rosoncini eseguiti con suprema raffi natezza.

All’interno spiccano una ancona lignea barocca con molti girali e pinnacoli e una notevole tela raffigurante S. Nicola da Talentino dinanzi all’altare attorniato da diversi personaggi che animano la scena (XVII). È opera del pittore G. Battista Becchi, che dipinse due tele per la parrocchiale su incarico di mèmbri della famiglia Paribelli. Davanti all’altare sono collocati due inginocchiatoi in legno intagliato (XVIII).

Sulle pareti, e in particolare su quella di d., sono disposte numerose le lapidi mortuarie relative a mèmbri della famiglia Paribelli.    Altre info le trovi qui

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STEMMA

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Nobiltà del Sacro Romano Impero, insignita nel 1581 dall’ imperatore Rodolfo II

In tale documento è principalmente a notarsi ciò che segue:

 Non solum pro rerum gerendarum dexteritate, verum etiam eximia honestate ac vitæ integritate, multisque præclaris animi dotibus esse præditum atque nos et Sacrum Romanum Impe rium summa fide et observantia prosequi et colere non potuimus æquidem prætermittere quin te aliquo luculento liberalis et benigni animi nostri testimonio condecoraremus ita ut non modo tu Joannes Jacobe condignum eruditionis et virtutum tuarum premium accipias verum etiam posteri tui hujuscemodi do mesticæ laudis ornamento ad eadem laudatissima studia magis magisque alliciantur. 

Motu itaque proprio, ex certa nostra scientia animoque bene deliberato ac de potestatis nostræ Cesaree plenitudine te præ fatum Joannem Jacobum Paribellum de Albosagia, omnesque liberos hæredes posteros ac descendentes tuos legitimos, utriusque sexus natos et nascituros in infinitum ad nomen, ordinem, sta tum gradum, cetum et dignitatem nostrorum et Sacri Romani Imperii Nobilium assumimus, attollimus et aggregamus vosque omnes et singulos juxta qualitatem condictionis humance nobilis et tamquam de nobili genere, domo et familia procreatos dici mus ac nominamus, et ab universis ac singulis cujuscumque dignitatis, ordinis, conditionis et preeminenticæ existant pro veris nobilibus dici nominari, haberi ac reputari volumus. 

Sta tuentes præsentique edicto nostro Cesareo expresse decernentes, quod tu supradicte Joannes Jacobe Paribelle omnesque liberi hæredes posteri, ac descendentes tui legitimo matrimonio orti alque æterna serie orituri masculi ac feminæ ex hoc perpetuo posthac tempore ubique locorum ac terrarum, tam in juditiis quam extra in rebus spiritualibus et temporalibus ecclesiasticis ac profanis quibuscumque, etiamsi tales essent de quibus in præsentibus specialis mentio fieri deberet nec non in omnibus et singulis actibus et exercitiis iisdem honoribus, dignitatibus officiis, juribus, libertatibus, insignibus, privilegiis præeminentiis, gratiis ac prærogativis uti, frui, potiri et gaudere possitis ac valeatis quibus cæteri nostri et Sacri Romani Imperii veri nobiles, de nobili prosapia a quatuor avis paternis et maternis geniti utuntur, fruuntur potiuntur et gaudent quomodolibet con suetudine vel de jure.

TRADUZIONE

In tale documento è principalmente a notarsi ciò che segue:

Non solo per la tua destrezza nel condurre gli affari, ma anche per la tua eccezionale onestà e integrità di vita, e per essere dotato di molti eccellenti doni della mente, e per aver seguito e adorato noi e il Sacro Romano Impero con la massima fede e rispetto, non potevamo fare a meno di decorarti con una chiara testimonianza del nostro spirito liberale e gentile, così che non solo tu, John Jacob, possa ricevere una degna ricompensa per la tua cultura e le tue virtù, ma anche i tuoi discendenti possano essere sempre più attratti agli stessi studi altamente lodati dall'ornamento di questo tipo di dono di lode mestica.

Pertanto, di nostra spontanea volontà, dalla nostra certa conoscenza e mente ben deliberata, e dalla pienezza del nostro potere cesareo, assumiamo, eleviamo e aggiungiamo al nome, al rango, e alla dignità dei nostri nobili e di quelli del Sacro Romano Impero, te, John Jacob Paribell di Albosagia, e tutti i tuoi figli, eredi, discendenti e legittimi discendenti, di entrambi i sessi, nati e che nasceranno indefinitamente, e vi chiamiamo e vi nominiamo tutti e ciascuno secondo la qualità della vostra nobile condizione umana e come se foste nati da una nobile stirpe, casa e famiglia, e desideriamo essere chiamati, nominati, tenuti e considerati da tutti e ciascuno di qualunque dignità, ordine, condizione e preminenza esista come veri nobili.

State attenti e decretando espressamente con il nostro presente editto cesariano che voi, il suddetto John Jacob Paribelle, e tutti i vostri liberi eredi, discendenti e i vostri discendenti nati da legittimo matrimonio e quelli che nasceranno in serie eterna, maschi e femmine, da questo momento in poi, ovunque nei luoghi e nelle terre, sia nelle corti che fuori, in questioni spirituali e temporali, ecclesiastiche e profane, qualunque cosa, anche se fossero tali da dover essere specificamente menzionate nel presente, e anche in tutti e in ogni atto ed esercizio, possiate usare, godere, possedere e godere degli stessi onori, dignità, uffici, diritti, libertà, insegne, privilegi preminenti, grazie e prerogative che il resto di noi e i veri nobili del Sacro Romano Impero, nati da nobile lignaggio da quattro antenati paterni e materni, usiamo, godiamo, possediamo e godiamo in qualsiasi modo per consuetudine o per diritto.