
PAESE DELLE STORIE 2025
Tema della 15^ edizione: "Le Stagioni"
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LA TRANSUMANZA di Anna Gherardi ascolda audio in dialetto
Transumanza sui maggenghi, nelle baite e nei pascoli delle famiglie contadine e transumanza sugli alpeggi.
Essa iniziava in primavera e finiva in autunno inoltrato con il ritorno al piano per passare l’inverno a casa.
Le soste nei maggenghi duravano per il tempo necessario a consumare il fieno dell’anno precedente e si portavano le mucche al pascolo nei boschi circostanti così da poterle tenerle al maggengo fino alla data stabilita per caricare l’alpeggio, a fine giugno inizio luglio.
L’alpeggio era gestito in cooperativa (pastori) su terreno demaniale. Dall’alpeggio si riscendeva ai maggenghi a fine estate. Durante la sosta primaverile sul maggengo si faceva anche la fienagione, durante la sosta autunnale si facevano pascolare i prati e si concimava.
Le famiglie uscivano dalle loro case al piano e iniziavano la salita verso i diversi maggenghi a seconda di dove avevano i loro possedimenti: una stalla e un fienile che, nella maggior parte dei casi, fungeva anche da abitazione e qualche appezzamento di pascolo.
Salivano: il padre e la madre portando in spalla il campac’ e la gerla, con dentro recipienti e utensili necessari per fare burro e formaggio, qualche indumento, cibo e il fiasco del vino, uno davanti alle bestie e l’altro dietro; i bambini portavano uno zainetto con i loro indumenti e un po' di cibo, il loro compito era quello di recuperare i vitelli monelli che uscivano dal sentiero.
Alle mucche veniva messo al collo il campanaccio ( zampogn o bronza).
Per la salita all’alpeggio si radunavano più famiglie e facevano insieme il percorso. Era un po' come una festa!
(il qui sopra preambolo lo trovi scritto in dialetto a fondo pagina)
DESCRIZIONE DEL PERCORSO DALLE FRAZIONI TORCHIONE E CENTRO DI ALBOSAGGIA VERSO I MAGGENGHI DEL PIAZ E BRICERA qui la mappa
Variante 1.
La salita inizia a Ca dol Tagn, una fila di vecchie case ora disabitate poste sulla destra della via Ferrari, salendo verso la frazione Centro, in corrispondenza dell’incrocio con via Bruna.
Proseguire lungo via Ferrari fino al cartello che segnala l’inizio della frazione Centro.
Prendere il sentiero a destra e salire lungo la mulattiera, detta della Tasèra che, dopo diverse curve tra antiche selve ora diventate bosco, raggiunge la contrada fantasma di Ca di Moi (554m).
Dopo aver percorso la strada asfaltata fino ai ruderi prendere la mulattiera a sinistra (cartello per Taré).
Proseguire in leggera salita in direzione est fino a un bivio con cartello che indica la discesa alla contrada Frèrac’.
Variante 2
Partenza dalla via Roma, sotto il Municipio (possibità di parcheggio).
Era il percorso dei transumanti provenienti dalla frazione Centro. Passato il ponte sul torrente Torchione, alle spalle del castello Paribelli, imboccare la salita della via Della Presa e percorrerla fino alla fine delle case.
Prendere la mulattiera a sinistra (cartello Contrada Frerac’ 538m) e salire fino al bivio descritto alla fine della variante 1.
Questo è in punto in cui la variante 2 si riunisce alla variante 1 per proseguire in un unico percorso.
Dopo pochi metri, un’ ampia curva porta in direzione sud/ovest.
Attraversare una pista forestale recente e riprendere la mulattiera (salita moderata).
In corrispondenza di una curva che gira verso est c’è il cartello Contrada Taré (674m).
La contrada, che è composta da 2 baite e un prato, non è visibile dal sentiero (si trova a circa 100 metri verso sera).
Passata la curva col cartello dopo pochi metri riattraversare la pista forestale e riprendere la mulattiera che sale in direzione sud/est. All’interno della curva successiva, detta del Calcagn, c’è un grosso sasso.
Proseguire a sud/ovest attraverso boschi di latifoglie.
Il bivio successivo è senza cartelli. *
Le due mulattiere che si dipartono da questo bivio salgono, una verso mattina e l’altra verso sera, fino a entrare in una rosa di maggenghi sbilanciata verso il sole del mattino dove si trovano Rusulii e, più avanti verso est dove inizia la pineta del torrente Torchione, Scandolèra, mentre, appena sopra Rusulii c’è Ca di Rütec e più in alto Mantegù.
Albosaggia vecchia è posta a sera e al centro c’è Ca dol Pena, contrada da dove partono le 2 vie che salgono al Piaz e a Bricéra, due maggenghi dallo splendido panorama.
Da qui in avanti i larici cominciano a sostituire le latifoglie insieme a qualche abete.
Riprendiamo il cammino dal suddetto bivio. *
Variante 1 b ( per Bricéra e Piaz passando per Albosaggia vecchia)
*Imboccare la mulattiera di destra, verso sud /ovest e percorrerla fino a sbucare nei prati bassi di Albosaggia Vecchia (838m) e attraversarli su sentiero fino all’ inizio delle case.
Proseguire a sinistra sulla strada asfaltata in direzione est fino alle case di Rusulii.
Qui la strada si bifoca. Proseguire sulla destra in direzione sud/ovest.
Presto sulla sinistra si vedono le case di Cà dol Pena. La strada si trasforma in sterrato.
Pochi metri dopo uno chalet in legno, prendere il sentiero in salita sulla sinistra in direzione sud.
Il sentiero prosegue in un bel bosco ricco di varietà verso sud/ovest fino a raggiungere il versante che guarda verso la valle
del Livrio, che si intravede tra gli alti larici.
Quindi sale per un po' lungo il crinale, poi fa alcune curve fino a raggiungere Bricéra ( ).
Attraversata la bella piana e le case del maggengo si raggiunge la strada sterrata che proviene da Nembro, si svolta a sinistra e si prosegue in piano fino al belvedere del Piaz!
Variante 2 b ( per Piaz e Bricéra passando per Cà di Rütech)
*Imboccare la mulattiera di sinistra, verso sud/est. Dopo poche curve si raggiunge la strada asfaltata che proviene da Albosaggia Vecchia all’altezza del maggengo di Rusulii. Qui la strada si bifoca.
Proseguire sulla sinistra sulla strada asfaltata in direzione est.
Alla prima curva c’è la deviazione per Scandolèra (poche case al limite dei prati oltre il quale si va verso il torrente Torchione).
Proseguendo verso destra invece si raggiunge prima Cà di Rutech e poi Cà dol Pèna, molto vicini tra loro.
Qui parte una strada sterrata contrassegnata col cartello “Classe di transitabilità IV “.
Proseguire in direzione sud/est fino a Mantegù (due case e la fontana a destra della strada) e oltre.
Qui ci si affaccia sulla valle del Torchione e si intravedono oltre i larici e gli abeti i maggenghi di Buglio e Campei sul versante opposto. Raggiunto un bivio del sentiero, prendere quello di destra che fa una curva e prosegue fino a raggiungere il Piaz ( ).
Attraversare il maggengo che si affaccia, come un’ampia terrazza, ad ammirare la sottostante media Valtellina con Sondrio e le dirimpettaie Valmalenco e Valditogno con le loro cime. Proseguendo verso ovest sulla strada sterrata si raggiunge Bricéra .
DESCRIZIONE DEL PERCORSO DAI MAGGENGHI DEL PIAZ E BRICERA VERSO L’ ALPEGGIO DEL MERIGGIO.
Da Bricéra raggiungere il Piaz (vedi la variante 2b).
La strada passa sopra le case e, dopo la fontana, lasciare la sterrata e prendere il sentiero pianeggiante che entra nelle laricete per proseguire tra vallecole (Valasci) e pinete in direzione della valle del Torchione e il Campei che appare nella sua interezza sul versante di fronte.
La direzione è sempre verso est fino a raggiungere la pista forestale Campei-San Salvatore.
Girare a sinistra sempre in direzione est e continuare fino al Bosch dal Lach, una radura tra le pinete dove si raccoglie una pozza d’acqua (si dice che una volta ci fosse un lago da cui nasceva il Torchione).
Cercare il cartello, sulla destra della strada, che indica la direzione per l’alpeggio del Meriggio e la sua cima omonima.
Questa è la salita dei Salinù che attraversa uno stupendo bosco quasi primordiale dove c’è il famoso Laresù, il larice monumentale che è possibile vedere facendo una breve deviazione dal sentiero (fare attenzione al cartello che la indica).
Dopo numerose curve si raggiunge la baita di Salinù una delle baite dell’alpeggio Meriggio .
Proseguendo tra i pascoli si arriva alla casera dell’alpeggio e si può scorazzare in lungo e in largo tra la Portorèla ( passo con sentiero sul versante ovest che scende alle Zocche) e la Piàda (ampio valico con pascoli sul versante est da cui si può salire, su sentiero, alla Cima Meriggio .
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Cargamùut sǜ 'ndi magènch, 'ndéli bàiti, 'ndi pàscoi deli famìgli cuntadìni e cargamùut sǜ 'ndi alpéc.
Sè cuminciava èn prümavéra e sè finiva de somartìi inoltràat co'l tórnàa al piàa par pasàa l'invèren èn cà e li vàchi 'ndèla masù.
Li fèrmadi 'ndi magènch li düràva par ol tèep necesàri a cunsümàa 'l fée dèl' àn prüma e se portàva li vàchi al pàscol 'ndi bósch ilòréet, iscé da pudìi tignìli al magènch fìna ca l'era ùra par cargàa 'l mùut a fìi de giǜgn o inizi de lǜi.
Ol mùut l'era gistìit èn coperatiua sǜ teré demaniàal dèl cümü. Dal mùut se tornàva ai magènch a fìi estàat.
Lóngo la sósta de prümavéra sǜl magènch se laoràva àach réet a fée, del somartìi se faśeva pascolàa i pràac’ e se 'ngrasàva.
Li famìgli li 'ndàvafò dali lóor cà gió al piàa e li cuminciava la salida vèrs i divèrs magènch a segónt dè 'nghée ca i gheva i lóor pòsès, 'nquai tòch dè pàscol e 'na maśù deli vàchi e 'na maśù del fée ca, 'ndèla màgiór pàart di càas, la sirviua àach da abitaziù.
A 'ndavasǜ: 'l pà e la màma a portàa èn spàla 'l campac' e'l gèrlo, con gió quai schérp e üténsi-i necesàri par fà 'l bütéer e'l fórmai, 'nquai pàgn, roba da maiàa e 'l fiasch dol vìi, ǜü denàaz àli bèsti e l' òtro deréet; i rèdès, ca'l portàva 'n rótsach coi lóor pàgn e 'n póo dè robi da maiàa, i gheva ol còmpet de recuperàa i védei banderàai ca i 'ndàvafò dal sentéer.
Àli vàchi i ghè tacava scià al còl 'l źampógn o la brónza.
Par 'ndàsü i mùut i sè rèmavascià pǜsé famìgli e li faśeva ol pèrcórs 'nsèma, l'era 'n póo cóma 'na fèsta.
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